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Stand 09.07.2011



Terra di nessuno è terra nemica

Traduzione di Barbara Benetti






Sull’invito era scritto: „La S.V. è invitata all’inaugurazione del progetto che si terà venerdì, 1° agosto, 1997 alle ore 12 al Brennero". Sorrise in silenzio tra sè e strappò il foglio di carta in sottili strisce. Qualche ora più tardi, due ore prima dell’inizio dell’inaugurazione, fu trovato il primo cadavere.

Totò Palermo, un ispettore della Polizia di Stato, da alcuni anni era stato trasferito per ragioni disciplinari al Brennero: non aveva preso particolarmente sul serio la legge sulle sostanze stupefacenti. Adesso era lì, al confine, nel migliore dei casi faceva cenno ai turisti di passare e si era ormai rassegnato al fatto che la Siberia fosse il termine della sua carriera. Tra i colleghi Siberia era il nome in codice del Brennero, che era considerato il cimitero di tutte le speranze. Lasciate perdere ogni speranza, voi che entrate avevano scritto sulla porta dell’ ufficio, citando l’Aleghieri e riferendosi più a se stessi, i tutori dell’ordine, che ai trasgressori della legge, i quali da queste parti raramente si facevano avvistare.
Con l’apertura delle frontiere la situazione era solo peggiorata, gli unici a dare una ragione d’essere ai tutori dell’ordine e ai loro segugi erano ormai solo i tamil, i curdi e i pakistani che di notte, tra i pendii rocciosi sopra la stazione di frontiera, a quattro zampe cercavano una via per raggiungere la terra promessa. Per Totò Palermo questa caccia all’uomo era in primo luogo troppo faticosa, in secondo luogo ripugnante. E dall’intervento speciale, che quella mattina si era risolto con il sequestro di un camion che anziché trasportare mele altoatesine destinate al mercato tedesco, trasportava settecentoottanta chili di cocaina per quello russo, egli era stato sin dal principio escluso, a causa delle sue predilezioni e del suo passato. Quindi, non gli rimaneva che questa inaugurazione.
„Palermo, lei ci andrà", aveva detto il capo, „quale rappresentante ufficiale delle forze di polizia italiane al Brennero". I colleghi avevano riso a crepapelle dell’agente speciale artistico Totò Palermo. „E mi raccomando", aveva detto ancora il capo, „ci vada in civile e sobrio."
Così avvenne che l’ispettore della Polizia di Stato Totò Palermo quel giorno si ritrovò in servizio davanti a un Cafè, sotto il sole, a bere vino bianco e ad osservare l’andirivieni al Brennero. Ancora due ore e ci sarebbe stata l’inaugurazione. Dopo tutto, anche la Siberia aveva i suoi lati positivi.

Quando l’ispettore Palermo si avvicinò nuovamente al bancone per ordinare un secondo bicchiere di vino biancho, due uomini entrarono nel locale e si sedettero al tavolino accanto all’ entrata, dove già sedeva un terzo uomo. Questi saranno gli artisti, pensò l’ispettore, che in tanti anni si era ormai fatto l’occhio per le persone che transitavano al Brennero, saranno sicuramente loro. Poi quelli cominciarono a parlarsi, sottovoce, ma pur sempre talmente forte che, tendendo le orecchie, l’ispettore Palermo riusciva a capire.
„Nel vagone postale ...", disse il primo. „Non ci posso credere. Apriamo, entriamo e lui è lì, steso a terra. E allora penso: sarà lì da ieri, dalla festa. S’è preso una sbornia e s’è addormentato." L’altro si guardò brevemente intorno, nel locale, l’ispettore Palermo chinò la testa sul suo bicchiere di vino. „Lui è", bisbigliò l’altro, „è ..." E poi pronunziò una parola senza emettere alcun suono. L’ispettore Palermo era stato attento a leggere le sue labbra. Morto, aveva letto.
„Merda", disse il terzo.

Davanti ai due vagoni ferroviari il vento faceva sventolare una bandiera con la scritta Terra di nessuno. L’ispettore Palermo aveva seguito i tre uomini. Quelli non gli avevano fatto caso e, senza voltarsi, erano saliti sul vagone postale, consigliandosi sul daffare. „Tra un’ora e mezza avremo i giornalisti tra i piedi", sentì dire al primo. „Poco male", disse il secondo, „è niente in confronto al cadavere che già ci ritroviamo tra i piedi. E per di più un collega morto. È la fine per il nostro progetto." Per un istante non si fece nulla. L’ispettore Palermo voleva già uscire allo scoperto, quando udì nuovamente una voce. „La fine. Oppure una pubblicità per il lancio", disse il terzo. „Credo che dovremmo farlo sparire, almeno fino a stasera", disse il primo.

„Signori miei", disse l’ispettore Palermo dopo essere salito sul vagone postale, essersi presentato e aver scoperto segni di strangolamento sul cadavere, „avete litigato con il morto?" Per un istante i tre si guardarono e poi negarono. „È normale, quando sono in ballo progetti del genere", disse infine uno di loro. „Bene", disse l’ispettore, „voglio credervi. Non me ne intendo di ..." „... arte", disse il primo. E poi qualcuno si avvicinò al vagone urlando.

„Stanno demolendo Hollywood!"
L’ispettore Palermo non cappì un’acca, vide solo che c’era qualcosa che pareva agitare gli artisti tanto quanto il morto. „Cos’è questa storia di Hollywood?" domandò. „L’impianto, dall’altra parte, nel prato sopra la stazione di frontiera dell’autostrada, sotto il bosco", disse uno degli artisti, „dobbiamo andarci subito. Ci sono dei problemi." L’ispettore Palermo decise di seguire gli artisti dall’altra parte della valle. Il cadavere nel vagone postale poteva attendere. Il caso sembrava svilupparsi.

E poi venne fuori che l’ispettore aveva fatto tutta quella strada per nulla. Hollywood era un problema puramente artistico, al massimo di ordine pubblico. Comunque non criminalistico. Gli operai dell’autostrada stavano caricando sul loro furgone l’ipsilon bianca, alta un metro, mentre wood era ancora sul prato, attorniata da cinque artisti. Si stava discutendo di un’autorizzazione, se essa ci fosse o meno. „Io me ne torno dal mio dadavere", disse l’ispettore palermo, „con tutta la buona volontà, ma qua non c’è nulla di mia competenza." Uno degli artisti lo seguì. „Abbiamo un problema comune", disse. „Vale a dire?" lo guardò dubbioso l’ispettore. „Il cadavere", disse l’artista, „scombina i suoi piani. E anche i nostri." „Giusto", disse l’ispettore Palermo.

„Anche quella è roba vostra?" domandò l’ispettore facendo segno a nord. „Sì", disse l’artista, „è un installazione che ha fatto un nostro collega, dall’altra parte, in Austria, un paio di metri di là della frontiera. Una porta a specchio che si gira con il vento." Palermo si fermò. „Lo specchio è solo su un lato?" domandò. „No, su tutti e due." „Allora abbiamo un altro problema", disse l’ispettore Palermo e si allontanò correndo.

Il coltello era ancora conficcato nella schiena del cadavere. Quetso era stato legato con delle funi alla porta a specchio e il vento lo faceva girare lentamente con la porta. „Un collega?" domandò l’ispettore Palermo. L’artista, pallido in viso, annuì. „Faremo così", disse Palermo, „ora ce ne torniamo in Italia. Qui io sono fuori posto. Poi chiamerò i miei colleghi austriaci. Nel frattempo rifletteremo tutti e due intensamente. Ad esempio, su chi possa avere qualcosa contro di noi."
Sedevano nel vagone postale e non avevano fatto nessun passo avanti. Nè l’ispettore Palermo né gli artisti. L’inaugurazione si sarebbe tenuta dopo mezz’ora. „Andiamo", disse l’ispettore, „ho voglia di farmi un bicchierino. Chiudiamo tutto e andiamo al bar."

„Ciao ispettore", disse a Palermo l’uomo che era al bancone e sollevò il boccale di birra, „beva con me. Lei è un perdente, como lo sono io. Entrambi siamo fuori gioco e tutti e due non ne abbiamo colpa. Ci hanno semplicemente estromessi."
L’ispettore Palermo si avvicinò all’uomo e gli posò una mano sulla spalla. „Tempi duri per quelli come te, Speckbacher", disse, „per vent’anni specialista in spedizioni e disbrigo delle formalità per attraversare il confine, conosci a memoria le leggi, rigo per rigo, tutte le norme speciali e le disposizioni doganali, e adesso non ci sono più né leggi né norme doganali. Improvvisamente tutto qui è terra di nessuno. C’è da farci sangue marcio, lo capisco."
„E poi, ispettore, arrivano questi ridicoli artisti e, come se non bastasse, trasformano tutto in una presa in giro, di qua come di là del confine. Come se non ci fosse mai stato nulla."
„Capisco", disse l’ispettore Palermo, „su", disse rivolgendosi all’uomo, „te la pago io la birra. Adesso vieni con me e stendiamo il verbale". E passando davanti agli artisti che sedevano ai due tavoli accanto all’entrata, l’ispettore Palermo disse: „Io lo posso capire."


Scritto per e pubblicato in
p.t.t.red. treffpunkt niemandsland / punto d'incontro terra di nessuno. 1997

"Nell'estate del 1997 si svolgeva al passo del Brennero il progetto punto d'incontro "niemandsland" (terra di nessuno). Per la realizzazione del progetto gli artisti p.t.t.red (= Stefan Micheel e Hans Winkler) di Berlino hanno invitato artisti provenienti dall' Italia e dall'Austria, nonchè dalla Germania e dagli Stati Uniti, per realizzare delle opere in situ, incontrarsi e discutere sulla particolare situazione al Brennero. Informazioni e concetti sui singoli lavori venivano presentati sia nel vecchio edificio scolastico al Brennero che nella Galleria Museo a Bolzano."


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